La Roma degli anni ‘50 approda a Milano, dal 16 al 27 gennaio. Al Piccolo Teatro Strehler, il regista Massimo Popolizio porta in scena Ragazzi di vita, il primo romanzo di Pier Paolo Pasolini, scritto nel 1955. Con grande fedeltà al testo originale, la sceneggiatura di Emanuele Trevi restituisce tutta l’incisività dell’intellettuale friulano.
Per questa rappresentazione il grande palcoscenico del teatro meneghino si fa nudo, abitato da pochi oggetti di scena. E in questa cornice scarna si muove una compagnia di 19 attori capitanati da Lino Guanciale. Interpreti dall’energia spregiudicata, calati nella dolente e struggente umanità delle borgate capitoline.
«I personaggi di Pasolini lottano con la quotidianità. Una vitalità infelice la loro. E la cosa più commovente in quest’opera è proprio la mancanza di gioia. I ragazzi di vita sono un popolo selvaggio, una squadra, un gruppo, un branco di povere anime perdute ritratte nei dettagli del testo», sottolinea Popolizio.
Gli fa eco il drammaturgo Trevi: «Nelle scene prevalgono una marcata gestualità e il parlato romanesco, o meglio quella singolare invenzione verbale che lo scrittore stesso definiva come una lingua inventata, artificiale. Non è, insomma, quella con cui parlano effettivamente gli abitanti delle periferie romane, ma quella che viene percepita dal narratore, un uomo diverso da loro».
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